Che
ne dicono i ragazzi?
Pensieri
in libertà sul gioco d'azzardo
Su gentile concessione di
J. Derevenski, McGill University - Canada
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“La
Sala Giochi apriva presto ed era aperta fino a tardi e sapevo che ogni volta che
avevo bisogno di stare in un posto Ok, in qualsiasi momento lì avrei trovato
qualcuno da incontrare e cose eccitanti da fare. Ci andavo quando non avevo
voglia di andare a scuola e quando non avevo voglia di tornare a casa. Ci andavo
anche quando avevo molti compiti da fare, perché appena mi sedevo alla
macchinetta dimenticavo tutto, come per magia. Ad un certo punto ho smesso di
andarci con altra gente. Volevo solo starmene per conto mio e farmi gli affari
miei. Lì stavo bene”. Giulia, 18 anni.
“I
miei amici non possono capire cosa sto passando…” Fabio, 17 anni.
“Forse
solo buttarmi col paracadute da un aereo mi farebbe provare lo stesso
brivido”. Sonia, 18 anni.
“Il
gioco era diventato la cosa più importante di tutte”. Marco, 18 anni.
“All’inizio
era un divertimento, tanto per passare il tempo. Poi ho capito che era un modo
per evadere”. Luca, 17 anni.
“Quello
che mi frena dal tornare a giocare è il ricordo di come stavo male. Non ero più
una persona…” Marta, 19 anni.
“E’
OK quando perdo, perché allora diventa una sfida. Ho qualcosa da fare: devo
recuperare i miei soldi!”. Kevin, 18 anni.
“Non
giocavo per soldi. Come le macchine hanno bisogno della benzina per andare, i
soldi mi servivano solo a giocare”. Melissa, 19 anni.
“Quando
giocavo, il primo pensiero appena sveglio era che quello sarebbe stato un grande
giorno!”. Roby, 20 anni.
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